
Un itinerario a Roma alla scoperta del Grand Tour, affascinante viaggio iniziatico dell’aristocrazia europea nella Città Eterna.
Il Grand Tour era un viaggio d’istruzione attraverso l’Europa intrapreso dalle giovani élite a partire dal XVIII secolo per studiare la cultura classica e comprendere le varie realtà sociali. Il termine compare per la prima volta nel 1670 nel libro The Voyage of Italy del canonico inglese Richard Lassels nel quale asseriva che “ogni studente di architettura, di antichità e d’arte non potesse fare a meno di visitare l’Italia”.
Immaginiamo un itinerario attraverso Roma, la tappa italiana più importante del Grand Tour per i suoi tesori legati al grande Impero Romano e alla Grecia antica, tra i luoghi che ne erano tappa imprescindibile nel corso del ‘700 e dell’800 ed alcuni indirizzi che lo sarebbero se questo viaggio di conoscenza fosse ambientato ai giorni nostri.
Viaggiare è la più grande scuola che ci sia.
(sul Grand Tour)
Il ‘700 vede l’inizio delle grandi scoperte archeologiche che segnarono un punto di svolta negli albori del turismo e del Grand Tour stesso: a Roma nel 1720 cominciano gli scavi nella proprietà Farnese sul Palatino e nel 1738 Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, dà il via ai lavori ad Ercolano e quindi a Pompei.
Inizia una vera e propria mitizzazione dell’arte classica come teorizzerà il più famoso archeologo del ‘700, Johann J. Winckelmann, che nel suo libro Il bello nell’arte suggerisce come simbolo di bellezza e perfezione proprio due statue di origine greca: l’Apollo del Belvedere e il Laocoonte.
Roma diviene il centro di una vera e propria lotta tra le famiglie più potenti per dimostrare la lor supremazia attraverso l’acquisizione delle opere d’arte più importanti dell’epoca.
E’ proprio qui che inizia il nostro itinerario, da due dei palazzi costruiti dalle dinastie più importanti della città e scrigno di oggetti preziosi: Palazzo Colonna e Palazzo Barberini.
Oltre alla meravigliosa Galleria Colonna, gioiello del Barocco romano, Palazzo Colonna custodisce una delle collezioni private più significative al mondo. Varie le ragioni: perché giunge sino a noi quasi intatta, fatto salvo i capolavori di cui dovette privarsi per aiutare le finanze papali in seguito al Trattato di Tolentino e la vittoria di Napoleone, per l’importanza delle opere collocate ancora nella loro disposizione originale, nonché perché copre 8 secoli di storia dell’arte, testimoniando tutti i suoi snodi fondamentali.
Tra le varie sale, quella che raccoglie i capolavori più famosi è la Sala dell’Apoteosi di Martino V dove si possono ammirare, tra gli altri, Il Mangiafagioli di Annibale Carracci che rappresenta il pasto di un contadino del XVI secolo e che ha certamente ispirato, dopo tre secoli, pittori impressionisti come Van Gogh e Degas.
Parte delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini custodiva tra le più rinomate collezioni private del mondo, di cui oggi sono ancora visibili capolavori assoluti come La Fornarina di Raffaello, insieme a nuove acquisizioni provenienti da altri lasciti illustri.
Qui si trova uno dei dipinti più popolari del Grand Tour: si tratta del Ritratto di Beatrice Cenci del 1650, recentemente attribuito alla pittrice Ginevra Cantofoli, che ritrae, secondo varie teorie, la giovane condannata a morte per aver ucciso il padre incestuoso di cui lo scrittore Johann Wolfgang Goethe, illustre narratore del Grand Tour con il suo libro Viaggio in Italia, scrisse: “In questo volto della Cenci c’è più di quanto abbia mai visto in ogni altro volto umano”.
Dopo la visita al Museo si può fare una tappa al nuovo Caffè Serre Barberini, situato all’interno delle serre di Palazzo Barberini di cui mantiene intatte tutte le sue suggestioni ottocentesche, per una pausa immersi nell’arte e nella natura.
Vicino, potete alloggiare al lifestyle hotel DoubleTree by Hilton Rome Monti, affacciato sulla meravigliosa Basilica di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche papali di Roma, e punto di riferimento del vibrante quartiere Monti con il suo rooftop panoramico con cocktail bar, un bistrot aperto tutto il giorno, e le molteplici esposizioni d’arte.
Passeggiando verso il cuore di Roma, un’altra tappa d’obbligo è il Tempietto di Bramante, “ritratto” da Giovanni Battista Piranesi, il più famoso incisore della storia dell’arte italiana, che nel corso del ‘700 raccolse proprio le tappe del Grand Tour in accurate illustrazioni che ci raccontano con incredibile precisione come appariva Roma all’epoca.
Qui potete entrare a visitare il Chiostro realizzato da Donato Bramante, capolavoro rinascimentale del celebre architetto, e, poco più in là, fermarvi al Bar della Pace che, sin dalla sua apertura documentata sin dal 1891, è uno dei luoghi più iconici della città, quasi alla stregua dei suoi monumenti più popolari.
Riaperto nel 2024, in seguito al restauro dell’edificio che lo ospita, il suo restyling ha visto il recupero di tutti gli iconici arredi del locale storico, come il bellissimo bancone, le sedie e i tavoli da bistrot, e i quadri, che ne hanno conservato i romantici tratti dei bar d’artisti di fine ‘800.
A cinque minuti a piedi, si trova uno dei musei più insoliti di Roma: è la Casa Museo di Mario Praz, il più grande anglista italiano ed eccentrico anglofilo, letterato e critico, che aveva trasformato la sua dimora in quella di un gentiluomo all’epoca del Grand Tour, sebbene vi si fosse trasferito solo nel 1969.
Qui ritroviamo, infatti, tanti originali oggetti collezionati da Praz nell’arco di 60 anni che ci raccontano come, in particolare, inglesi e francesi vedessero il nostro paese e come esso appariva nell’800. Sono le sue collezioni di “cartoline” e souvenir dell’epoca, come i dipinti di paesaggi italici e i ventagli decorati con vedute celebri e monumenti archeologici di Roma.
Continuando la nostra passeggiata attraverso Piazza Navona sino al Pantheon, è tempo di una pausa gastronomica. Durante il Grand Tour i viaggiatori si lasciavano incantare dai gustosi prodotti locali, come racconta Goethe che nel suo libro Viaggio in Italia descrive molti cibi che scopre proprio nel nostro paese, come la pasta.
Per ritrovare questi sapori della tradizione, è d’obbligo una tappa a La Ciambella Bar à Vin con Cucina che racchiude tre anime: quella di un wine bar alla francese, quella delle tipiche fraschette romane e quella di un ristorante raffinato. Un felice connubio possibile grazie alle sue titolari: la chef Francesca Ciucci iniziata al suo grande amore, la cucina, nella fraschetta di famiglia e la maître e sommelier Mirka Guberti con importanti esperienze stellate alle sue spalle. Fantastiche le paste: dalla Cacio e Pepe alla Carbonara.
Se invece avete voglia di una pausa più veloce, sempre vicino al Pantheon, potete fermarvi alla storica Pizzeria da Baffetto (dove non si può prenotare e la fila che si forma all’esterno scivola via molto velocemente) per assaggiare la tipica pizza romana detta “scrocchiarella” perché sottile e croccante ai bordi.
Agli inizi del Grand Tour gli hotel come li intendiamo oggi ancora non esistevano e chi lo intraprendeva all’epoca si fermava di solito ad alloggiare presso le nobili residenze delle famiglie importanti dell’epoca, sempre dotate di camere o una foresteria per i loro ospiti. E’ solo alla fine del ‘700 che alcuni imprenditori illuminati iniziano a intravedere nei “grand tourist”, i primi turisti, un’opportunità commerciale.
Tra loro, fondatori di una delle prime catene alberghiere al mondo, troviamo Franz-Joseph Bucher, il cui genero Heinrich Wirth, dopo averlo rilevato dal socio Alberto Hassler che lo aveva fondato nel 1893, trasformerà l’Hotel Hassler in un simbolo del lusso della capitale. Situato sulla sommità della Scalinata di Trinità dei Monti, è ancora oggi gestito dalla famiglia Wirth.
Il suo ristorante panoramico del sesto piano, Imàgo, è una delle esperienze che si dovrebbe fare almeno una volta nella vita per “assaporare” una vista incredibile su tutti i monumenti della città e la cucina dello chef Andrea Antonini, la cui arte è tale da farvi dimenticare tutto il resto.
L’Hotel Hassler è davvero un compendio della grande bellezza della Città Eterna tra busti e ornamenti della Roma Classica, la magnificenza del Rinascimento, decori delle più fini maestranze, ed il tocco magico del glamour cinematografico della magnifica Scalinata di Trinità dei Monti.